La proposta di Legge 506 in modifica “…all’art. 5 della legge 1° dicembre 1970, n. 898, in materia di assegno spettante a seguito di scioglimento del matrimonio o dell’unione civile” è stata approvata il 14.5.2019 dalla Camera dei Deputati. Il provvedimento, che ora è sotto l’esame del Senato, ha l’obbiettivo di “…aggiornare e migliorare questa materia rispetto ad una realtà sociale mutata nel corso degli anni“.

Il secondo comma dell’art. 1 del nuovo provvedimento, recependo la sentenza n. 18287/2018 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, ridefinisce i criteri per valutare l’entità dell’assegno di mantenimento. In particolare, il Giudice dovrà valutare:
a) la durata della convivenza matrimoniale,
b)l’età e lo stato di salute di chiede il mantenimento;
c) il contributo che entrambi i coniugi hanno apportato alla conduzione familiare ed alla formazione de patrimonio;
d) il patrimonio ed il reddito netto di  entrambi;
e) la ridotta capacità reddituale dovuta a ragioni oggettive;
f) la cura dei figli minorenni, disabili o economicamente non indipendente.

Sempre in tema di assegno di mantenimento a favore del coniuge, la proposta di Legge introduce un “assegno a tempo”, ossia un assegno con una scadenza prestabilita dal Giudice e ciò nel caso in cui “…la ridotta capacità reddituale del richiedente sia dovuta a ragioni contingenti o comunque superabili“.

Viene poi prevista la possibilità di ottenere l’interruzione dell’assegno di mantenimento non solo in caso di nuovo matrimonio, ma anche nelle ipotesi di unione civile o nel caso di convivenza. Nell’ipotesi in cui il nuovo rapporto di convivenza od il nuovo vincolo dovesse cessare “…l’obbligo di corresponsione dell’assegno non sorge nuovamente“.

Con un emendamento approvato in aula, si riducono i tempi per ottenere lo status di divorziato. Tale modifica riguarda l’art. 4 della Legge 898 del 1970 e prevede la possibilità di ottenere subito, su richiesta di una delle parti, la pronuncia sul citato status da parte del Giudice.

Rimaniamo, quindi, in attesa di conoscere il verdetto del Senato.